Paolina Faa

94 anni, Arzachena (SS)18/07/1925 - Cagliari (CA)08/05/2020

La nonnina che amava camminare

“Speriamo che non mi succeda mai nulla alle gambe”. Paolina ci teneva, alla sua indipendenza. A Palau era famosa, per la sua indipendenza: scorrazzava per il paese col suo carrellino della spesa. “Za’ Paulì, volete un passaggio?” e lei rifiutava quasi sempre, con una scusa. Si voleva allenare. Temeva il giorno in cui si sarebbe fermata. 94 anni di energia e testardaggine. A dicembre, lascia il suo mare e le sue stradine dalla Gallura per andare Cagliari. Va a vivere con la figlia, ma le manca casa sua. Vede poco e sente anche meno, eppure in paese si muoveva a memoria, sapeva a quali muretti appoggiarsi. Decidono di rientrare in Gallura a fine febbraio. Ma inizia la quarantena e nonna Paolina non si muove più, perché per lei sarebbe anche pericoloso. Trascorre le sue giornate su una sedia. Nelle videotelefonate con le nipoti, lontane, è sempre più assente. Confonde le persone e gli argomenti, ma inizialmente pensiamo che sia per l’udito ballerino. Le vengono strane piaghe sulle gambe. In un mese, questa donna capace a 94 anni di mandare avanti una casa e di spazzolarsi una pizza Napoli con una birra fresca, si riduce a un’ombra che dorme tutto il giorno. Stanca di vivere. Ogni tanto, parla di tutte le amiche che se ne sono già andate. Quando capisco che è allo stremo e mi precipito da lei, riesco a vederla e a stare con lei per tre giorni.

Sono ancora incredula.

Non mi capacito. Era la mia vita. Mi ha cresciuta, ero una bimbetta di due anni, quando sono andata a vivere nella sua casa, una nipote-figlia.. la notte cerco ancora il calore della sua mano.

L’inattività, l’interruzione delle abitudini, hanno innescato in mia nonna quel conto alla rovescia che noi avremmo tanto sperato che partisse più tardi possibile. Perché, è vero, esistono drammi più strazianti: le madri, i padri, quei figli che si sono ammalati e sono morti soli e abbandonati.

Ma esiste anche quel tarlo silenzioso e strisciante che ha minato l’equilibrio fragile, per questo, così prezioso, dei tanti anziani che scaldavano con la loro forza e la loro umanità esperta tante famiglie. Che sembravano delle “macchine da guerra”, mentre ogni giorno combattevano la loro personale battaglia per non gettare la spugna davanti al vivere.

A Paolina è bastato poco.

E ora non c’è più.

Annapaola

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